Morbo della mucca pazza: cos’è?

Il morbo della mucca pazza, è una encefalopatia spongiforme bovina, malattia di tipo generativo, che può aggredire il sistema nervoso centrale dei bovini, ovini e caprini. È anche conosciuta come BSE.

Ci sono rari casi in cui l’uomo, consumando tessuto nervoso di animali infetti, per esempio il cervello e midollo spinale, abbia contratto una variante del morbo, definita la malattia di Creutzfeldt-Jakob, vCJD.

Non ci sono prove, che possa essere considerato un pericolo, consumare invece tessuto muscolare degli animali infetti.

Morbo della mucca pazza BSE encefalopatia spongiforme bovina

A settembre 2021 è scattato un nuovo allarme sanitario: sono stati segnalati nuovi casi di mucca pazza. Torna la paura per la sindrome mortale che, nei primi anni 2000, ha terrorizzato Italia e Francia.

A metà degli anni ’90, l’epidemia di BSE nel Regno Unito ha contagiato una percentuale non trascurabile di persone.

I nuovi casi sono stati individuati negli stabilimenti del Mato Grosso e del Minas Gerais in Brasile: di conseguenza, il più grande esportatore di carne bovina a livello mondiale ha dovuto sospendere le vendite verso la Cina, il suo principale cliente.

Si tratta di casi di mucca pazza atipica, non legata al consumo di cibi contaminati, che si sviluppa spontaneamente. Che cos’è la mucca pazza, quali sono i rischi per la salute umana e come contrastarla?

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BSE: che cosa è la mucca pazza?

Nota anche come BSE (encefalopatia spongiforme bovina), il morbo della mucca pazza è una patologia neurologica progressiva che colpisce i bovini destinati alla riproduzione o le vacche da latte.

Questa malattia neurologica, degenerativa permanente, somiglia al morbo di Creutzfeldt-Jakob, tanto da essere stata definita la nuova variante dello stesso.

La BSE attacca l’encefalo, riduce quest’ultimo ad una spugna (spongiforme). A causa di questa malattia l’encefalo perde le sue normali funzioni.

La mucca pazza si trasmette ad animali della stessa specie o di specie diversa (incluso l’uomo) quando si ingerisce tessuto di un soggetto malato. L’esito di questa malattia neurologica è sempre fatale.

Storicamente il contagio dei capi, avviene tramite il consumo di mangimi prodotti con materie prime animali infette. Un animale affetto da questa patologia, è riconoscibile perché mostra difficoltà di movimento e demenza.

La BSE può essere di tipo classico (il contagio si verifica nel primo anno di vita a causa del consumo di farine animali infette) o atipico (L-BSE e H-BSE) riscontrato in casi sporadici e dovuto probabilmente all’invecchiamento dell’animale.

Per ora, non esistono terapie e profilassi per la BSE.

Morbo della mucca pazza: sintomi nell’essere umano

Gli esperti hanno individuato il coinvolgimento del prione, o proteina prionica, nell’insorgenza della mucca pazza che funziona da agente infettivo, come un virus o un batterio. I sintomi del morbo della mucca pazza, variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob, nell’essere umano possono includere:

  • Formicolio, bruciore o formicolio al viso, alle mani, ai piedi e alle gambe;
  • Ansia, depressione, astinenza, comportamenti psicotici, altri sintomi psichiatrici;
  • Atassia, perdita graduale della coordinazione motoria, man mano che la malattia peggiora, una persona non è più in grado di camminare;
  • Disturbi sensoriali;
  • Demenza;
  • Mioclono, contrazione muscolare involontaria e breve;
  • Coma.

Una volta che viene contratta la variante il suo esito risulta fatale, sia nell’animale, che nell’uomo.

Encefalopatia spongiforme bovina: la sicurezza per l’uomo

Una persona mangia il alimenti come tessuto nervoso infetto, non è detto che manifesti i sintomi repentinamente. Infatti, secondo gli studiosi, i tempi tra i sintomi ed il manifestarsi della malattia, possono essere di vari anni.

La prevenzione, sia in ambito di mangimi, che di consumo di carni, è l’unica via per potersi proteggere da questa malattia.

In quanto le proteine prioniche, non sono influenzate dal calore, o da altri metodiche utilizzate per uccidere i patogeni alimentari, infatti possono sopravvivere in ambienti estremi e necessitano di temperature di abbattimento che possono raggiungere i 1.800 gradi.

Per le organizzazioni, ma anche per il consumatore, occorre, quindi effettuare una buona qualifica del fornitore, evitando possibilmente le carni provenienti dai paesi a rischio, ed evitando di consumare i tessuti nervosi animali.

Dobbiamo dire che negli ultimi 10 anni la presenza di questo pericolo è calata circa del 90%. Oltre le segnalazioni sporadiche che abbiamo citato all’inizio dell’articolo, avvenute in Brasile, la nazione sul quale ha avuto il maggiore impatto è stato il Regno Unito, che conta circa il 78% dei casi segnalati.

Risulta quindi importante avere la certezza della provenienza della materia prima per effettuare valutazioni, ed adottare attività, necessarie per la sicurezza alimentare alimentare a tutela della salute del consumatore.

Mucca pazza: Regolamenti ed azioni di contenimento, strumenti di rintracciabilità

La mucca pazza si può combattere unicamente con la prevenzione, il monitoraggio dei capi, la sorveglianza ed il rispetto dei divieti previsti dai regolamenti europei e dalla normativa nazionale.

Secondo l’Ordinanza Ministeriale del 10 Maggio 1991, la BSE è una malattia denunciabile e notificabile.

Il Reg CE 999/2001 ha introdotto misure comuni in tutta l’Unione europea per garantire un controllo su tutte le fasi di produzione, dalla stalla alla tavola, dall’allevamento ai mangimi, dalla macellazione alla commercializzazione di prodotti di origine animale.

Di seguito modificato dal Rag CE 221/2018. Con definizione della qualifica sanitaria rispetto ad uno Stato membro, paese terzo, o di una delle loro regioni sulla base del loro rischio, con la Decisione della Commissione del 29 giugno 2007.

Per garantire la sicurezza alimentare, l’UE ha sviluppato un nuovo approccio integrato: con il Libro Verde (1997) ed il Libro Bianco (2000) ha gettato le basi tecniche della legislazione alimentare comunitaria.

Insieme ai principi di responsabilità primaria dell’OSA (operatore del settore alimentare) ed il metodo HACCP, con l’art. 18 del Reg CE 178/2002 è stato introdotto il concetto di rintracciabilità in ogni fase di produzione, trasformazione e distribuzione (obbligatoria dal 2005).

La rintracciabilità obbligatoria consente di identificare i fornitori di materie prime e i destinatari del prodotto finito allo scopo di mettere in campo tempestivamente procedure di ritiro/richiamo di alimenti o mangimi in caso di pericoli per la salute dei consumatori.

L’importanza delle certificazioni volontarie per la rintracciabilità

Sono di estrema importanza per la rintracciabilità interna alcune certificazioni volontarie in ambito alimentare, che comprendono i seguenti standard:

  • ISO 22005:2008: fornisce linee guida ed i requisiti per l’implementazione di un sistema di rintracciabilità conforme a requisiti obbligatori e volontari;
  • ISO 22000:2018: norma che definisce i requisiti di un sistema di gestione per la sicurezza alimentare;
  • GFSI: Standard privati di certificazione, riconosciuti dal Global Food Safety Initiative, che prevedono come requisito fondamentale la rintracciabilità. Tra cui troviamo:
    • Certificazione BRCGS. Standard di certificazione per la sicurezza, qualità e legalità alimentare nato dalla GDO di natura anglosassone;
    • Certificazione IFS. Standard come il precedente, ma nato dalla grande distribuzione organizzata di impostazione tedesco, francese e belga;
    • Certificazione FSSC 22000. Standard, al contrario dei precedenti, nato dall’unione dei più grandi produttori globali, inerente alla sicurezza, qualità e legalità alimentare;
    • Certificazione Global Gap. Standard per gli attori del sistema primario ortofrutticolo e mangimistico.