Consulenza certificazione catena di custodia

La catena di custodia, è l’insieme di attività atte a tracciare, dati ed informazioni, ed a proteggere l’identità, e le caratteristiche uniche, di un alimento, dalle fasi di produzione, comprensive delle materie prime, alla fase ultima di vendita al consumatore.

Standard per la catena di custodia

Cosi da assicurare all’ultimo anello della catena, il consumatore appunto, il medesimo rispetto dei requisiti richiesti al produttore che possono essere sulla trasformazione, logistica, commercio e o conto terzisti.

Ovviamente parliamo di una certificazione volontaria. Ma sempre più richiesta a livello internazionale.

L’applicazione di questi standard viene resa necessaria soprattutto in quei settori, primario, dove non si sono affinate normative a tutela della particolarità, tutela ed identità del prodotto lungo tutta la filiera.

Ma possono essere applicati a tutta una serie di dati ed informazioni.

Quindi l’applicazione di una catena protetta, aiuterà non solo il rispetto e la trasparenza nei confronti dei criteri per la tracciabilità. Ma consentirà di dare evidenza, anche del rispetto di requisiti definiti di standard trasversali, che si occupano di sicurezza alimentare, salute e sicurezza sul lavoro, sostenibilità sociale, ambientale e di identità del prodotto.

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Catena di custodia: perché è importante?

Iniziamo con il definire quelli che sono i pilastri principali degli standard di certificazione per la catena di custodia:

  • Pilastro ambientale. Requisiti definiti per la sostenibilità ambientale;
  • Pilastro sociale. Il rispetto dei diritti dell’uomo, contro le disparità, lo sfruttamento ed il lavoro minorile;
  • Pilastro economico. Il rispetto dei trattamenti economici e prezzi prodotti minimi;
  • Pilastro alimentare. Il rispetto dei requisiti per la sostenibilità alimentare.

L’obiettivo fondamentale di questi standard, è quello di uniformare i requisiti da rispettare nelle organizzazioni, armonizzandoli con dei principi generali. Infatti, se il mercato globale, ha aperto opportunità importanti, ha evidenziato anche la disparità delle varie legislazioni.

Ovviamente ogni standard di certificazione per la chain of custody, definisce requisiti propri. Ed il perché siano importanti questi schemi è molto semplice. Facciamo un esempio.

Un allevamento ittico, produce seguendo i requisti della certificazione ASC, Aquaculture Stewardship Council. Quindi pilastro socio economico, segregazione dei prodotti, identificazione e tracciabilità degli alimenti prodotti con materie prime certificate.

I prodotti in sua uscita rispettano i requisiti dei pilastri sopra elencati. La catena di custodia potrà essere richiesta, da tutte le figure successive, commercianti, aziende di trasformazione, per poter utilizzare il marchio ASC. Assicurando ai consumatori la ‘custodia’ ed il mantenimento dei valori definiti dallo standard.

La certificazione della catena di custodia è adottabile, in genere, da quelle realtà che non si occupano della produzione primaria di un alimento. Per esempio sono molto utilizzati nella filiera forestale, ittica, ortofrutticola, mangimistica e zootecnica.

Sono molteplici, gli standard, che inseriscono nei propri requisiti, la possibilità, di certificare questa catena, che unisce le attestazioni dei produttori primari, ‘incatenandoli’, a tutti gli attori successivi della filiera. Questo standard possono definire il rispetto dei vari requisiti e sono fondamentali, per la trasparenza tra tutti i vari attori.

Certificazione della catena di custodia: quali sono i vantaggi?

I vantaggi più importanti della certificazione della catena di custodia, per un’organizzazione, possono riassumersi in:

  • Riuscire a gestire dei requisiti trasversali lungo tutta la filiera, spesso internazionale;
  • L’evidenza dell’impegno sulla tutela dei prodotti e servizi e la completa tracciabilità e distinguibilità;
  • Implementare procedure di compartimentazione per proteggere l’unicità dei prodotti;
  • Migliorare la reputazione aziendale con i prodotti e o servizi certificati;
  • Godere della visibilità definita dal marchio di certificazione;
  • Avere degli input commerciali importanti in quanto gli standard per la catena di custodia vengono richiesti da grandi gruppi a tutela di determinati prodotti;
  • Vedere la propria organizzazione iscritta nei siti proprietà della catena;
  • Migliorare la comunicazione e le competenze dei propri operatori;
  • L’integrabilità con tutte le norme di certificazione internazionale.

Standard per la catena di custodia: quali sono?

Le richieste di certificazione della catena di custodia sono in aumento. In quanto in passato capitava spessissimo che le organizzazioni produttrici, secondo determinati standard di certificazione, non potevano assicurarne il rispetto dei requisiti ai consumatori, in quanto gli attori successivi della filiera non adottavano nessun pari standard.

Questo gravava non solo sulla certezza di custodia sull’alimento e o sul servizio. Ma rendeva nulli gli impegni delle organizzazioni produttrici. Un poco come avviene con le aziende certificate con gli standard di certificazione Brc, Ifs ed Fssc 22000, che si trovano a non essere seguiti da dei fornitori di servizi con pari requisiti.

Per esempio per la logistica con standard di certificazione Ifs Logistics, Brc Storage & Distribution, Fssc 22000 per la Logistica, ecc…

Quali sono i casi più comuni dove possiamo trovare l’applicazione e la certificazione di standard per la catena di custodia? Gli standard per la catena di custodia più conosciuti sono:

  • Certificazione Global Gap. Lo standard riconosciuto da GFSI del comparto ortofrutticoli, zootecnico e ittico che applica la catena di custodia a tutti gli attori;
  • Certificazioni ittiche. MSC, lo standard della sostenibilità applicabile all’area della pesca, ASC, certificazione ittica per gli impianti di acquacoltura, FOS, adottabile sia dalla pesca che in ambito di allevamento ittico;
  • Certificazione FSC. Lo standard che si occupa della filiera sostenibile del legname;
  • Certificazione della Catena di Custodia per i dati dei laboratori prova. Lo standard che viene utilizzato per garantire la catena di custodia dei dati per i laboratori prova Iso 17025;
  • Certificazioni varie inerenti alla certificazione della filiera degli allevamenti. Che possono comprendere filiere senza utilizzo di antibiotici, biologiche, sostenibilità, e o con disciplinari privati.

Gli standard per la catena di custodia, possono anche essere inseriti nei requisiti di altri schemi di certificazione. Come per esempio il modulo aggiuntivo della catena di custodia della certificazione Global Gap, nello standard di certificazione Brc.

Il mondo e l’adozione di questi standard è in aumento e sono molti i proprietari di marchio, che inseriscono i requisiti della catena protetta come add on nei loro schemi.

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Consulenza certificazione catena di custodia: principali requisiti CoC

I principali requisiti di una CoC, o Chain of Custody, generici, possono essere riassunti:

  • Stato di intenti da parte della direzione aziendale sul rispetto dei pilastri e requisiti dalla tipologica di standard adottato;
  • Acquisto di materie prime da fornitori aventi standard riconosciuti dalla catena, tramite visione degli elenchi digitali, riportanti le organizzazioni certificate. L’azienda fornitrice dovrà essere presente con il medesimo prodotto acquistato;
  • Valutazione rispetto ai pilastri richiesto dalla certificazione, non solo dei fornitori di materie prime, ma anche dei servizi correlati, packaging, logistica, commercio. Per esempio, per la sostenibilità socio economica, si partirà dall’identificazione dei rischi della valutazione SA 8000;
  • Nomina di un responsabile aziendale per la catena di custodia e per le comunicazioni con l’organismo di certificazione;
  • Formazione delle risorse sui requisiti;
  • Verifica alla ricezione della merce, sulla presenza, delle indicazioni corrette, e dell’assolvimento dei requisiti;
  • Implementazione di sistemi di identificazione e segregazione del prodotto certificato lungo tutta la filiera. Che possono comprendere linee dedicate, sanificazioni pre operative, identificazioni, aree di lavoro univoche;
  • Implementazione di attività di comunicazione con l’organismo di certificazione in caso di deviazioni, inserimento di nuovi fornitori e di nuovi prodotti, nel campo di applicazione;
  • Adozione di attività di studio per eventuali analisi sulle deviazioni, che possono comprendere bilanci di massa, test sul DNA, ed altri;
  • Adozione di sistemi di etichettatura approvati, a seconda dell’anello della catena in cui l’azienda si trovi;
  • Rendicontazione delle materie prime lavorate e dei prodotti finiti venduti, rispetto anche ai prodotti non certificati;
  • Adozione di un sistema di aggiornamento delle fonti, per scongiurare acquisti da produttori o paesi esclusi dalla possibilità di entrare in catena di custodia;
  • Adozione di un sistema di gestione per la qualità, comprensivo di procedure, istruzioni, registrazioni, valutazioni, raccolta di dati, per adottare i principi del miglioramento continuo.

La certificazione della catena di custodia, segue i normali processi di certificazione adottati dagli standard di certificazione. Il certificato ha un valore di 3 anni, salvo superamento annuale di un audit di verifica da parte dell’organismo di certificazione.

Come abbiamo visto, la filosofia seguita, ricorda molto quella della certificazione di filiera ISO 22005. Quindi il certificato è correlato alla catena tra i produttori ed il loro seguito nella filiera. Sono certificabili le singole organizzazioni, le organizzazioni multisite e i gruppo di aziende diverse od in franchising.

Per le aziende produttrici di alimenti, consigliamo, in primis di implementare uno standard alimentare, per dare ancor più forza alla certificazione della catena di custodia. Gli standard più comunamente associati, citati anche sopra, sono i seguenti:

  • Certificazione BRC. Standard di certificazione per i produttori di alimenti della GDO Anglosassone;
  • Certificazione IFS. Standard per i produttori di alimenti nato dalla GDO franco, tedesco, belga ed adottato anche da quella italiana;
  • Certificazione FSSC 22000. Standard nato dall’unione dei produttori di alimenti a livello globale;
  • Certificazione Global Gap. Standard di requisiti per il settore ortofrutticolo, zootecnico, ittico e mangimistico. Lo standard dove è nata la CoC;
  • Certificazione GMP+. Standard di certificazione per il settore mangimistico e cerealicolo.

Grazie a questi standard di certificazione, l’organizzazione, potrà dimostrare anche il proprio impegno per la sicurezza, qualità e legalità alimentare, garantendo a clienti e consumatori alimenti sicuri, e rispettanti dei pilastri della sostenibilità, a livello internazionale.