Etichettatura dei dettami religiosi

L’etichettatura dei dettami religiosi comprende quelle indicazioni da riportare in etichetta degli alimenti per i cibi prodotti seguendo i regolamenti religiosi. L’etichettatura Kosher e l’etichettatura Hahal sono fondamentali per i consumatori osservanti rispettivamente, della religione Ebraica e di quella Musulmana.

Etichettatura dei Dettami Religiosi e Gestione Informazioni ai Consumatori

Il mercato degli alimenti mondiale è molto frastagliato, influenzato dalla posizione geografica, salute, stile di vita, origini etniche, dalla stagionalità delle materie prime e dai dettami religiosi. L’elemento in comune per tutto è l’etichettatura.

Più il mercato si caratterizza sulle varie classi di consumatori, e più è fondamentale per un’organizzazione fornire informazioni a supporto del consumo dei propri alimenti.

Ovviamente non si tratta solamente di requisiti del cliente, ma anche di opportunità di mercato per le organizzazioni produttrici.

Molte sono le religioni che definiscono regolamenti ed abitudini alimentari.

Dettami religiosi definiti da Islam, Cristianesimo, Giudaismo, Buddismo, Giainismo e Induismo, per esempio, richiedono specifiche procedure di approvvigionamento, produzione e macellazione. Regole che possono anche avere un impatto sui requisiti di sicurezza alimentare.

Gestione dei requisiti che deve essere inserita, a seconda del contesto dell’organizzazione, in una procedura per l’etichettatura, considerando, anche questi dettami religiosi, a seconda dei mercati di riferimento. O l’integrazione, della stessa, nel sistema di produzione per raggiungere una certificazione in ambito religioso come le più conosciute Kosher ed Hahal.

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Etichettatura dei Dettami Religiosi

Le organizzazioni che producono alimenti rispondenti ai requisiti definiti dei dettami religiosi, che abbiano raggiunto una certificazione specifica, dovranno inserire, quest’ultimi nelle procedure per l’etichettatura di questi ultimi. Il requisito dovrà essere considerato anche durante la valutazione dei rischi sulla food fraud.

In quanto potrebbe esserci una chiara motivazione economica nel frodare alimenti coperti da certificazioni religiose sostituendoli o contaminandoli con alimenti convenzionali.

C’è una crescente necessità di alimenti prodotti seguendo i dettami religiosi. Dovuta ai movimenti delle popolazioni nel mondo e di conseguenza dalle richieste delle grandi catene della GDO.

La grande distribuzione, così come gli importatori, richiedono certificazioni ed etichettatura specifica sui dettami religiosi, implementata nei sistemi di gestione per la sicurezza, qualità e legalità alimentare Brc, Ifs, Fssc 2000. I requisiti verranno richiesto sia per i prodotti a marchio proprio che quelli a marchio del produttore. Vediamo alcuni dettami e regolamenti religiosi applicati a gli alimenti:

Che cosa è l’etichettatura Halal?

I requisiti per l’etichettatura Halal comprendono gli alimenti, bevande, i materiali a contatto, cosmetici ed i prodotti farmaceutici per il consumo dei seguaci dell’Islam dove i dettami religiosi definisco Halal, ammesso, ed haram, proibito. Gli alimenti Haram includono materie prime e sottoprodotti originari del maiale e suino, ed a seconda delle aree anche di altre tipologie di animali come il cavallo, gli animali con zanne ed i roditori.

Nei processi interessati per l’etichettatura Halal sono vietati l’utilizzo dei derivati dagli insetti. Gli animali oltre che rispettare le severe tipologie di macellazione Halal devono essere nutriti in modo vegetariano o da materie prime Halal. Sono vietati i prodotti a base di alcool e quelli che possono contenere lieviti, additivi ed enzimi o a base di grassi animali quali strutto, gelatina suina o grassi derivati ​​da animali non macellati secondo le leggi islamiche.

Quindi nella etichettatura Halal non vengono riportate solo diciture secondo dettami religiosi ma vere e proprie indicazioni anche sul processo di produzione.

Che cosa è l’etichettatura Kosher?

I requisiti per l’etichettatura Kosher definiscono alcuni tipi di prodotti alimentari come ammessi, Kosher e vietati, treif. La certificazione e l’etichettatura Kosher rispondono ai dettami ebraici e sono leggermente più complicati in quanto devono rispettare tutte le regole provenienti dalla bibbia. Le categorie di alimenti kosher includono carne, latticini ed i cibi a parte la frutta, i cereali ed i vegetali.

Anche i pesci sono considerati cibo ammesso, ma con l’eccezione dei crostacei, giudicati dalla Torah, animali impuri. Anche tutte le attività di sanificazione, di utilizzo degli utensili, delle attrezzature di produzione, e tutte le fasi di processo fino all’etichettatura Kosher devono rispettare i dettami religiosi.

Che cosa è l’etichettatura Jain?

Gli alimenti per il dettame religioso alimentare dei giainisti si basa sul rispetto di tutti gli esseri viventi, compresi i microrganismi e la pratica della non violenza o ahimsa.  Ciò limita le loro opzioni dietetiche a una rigorosa dieta vegana che esclude latticini, carne, pesce e verdure come cipolle, patate ed aglio che vengono coltivate sotto terra.

Che cosa è l’etichettatura Indù?

Anche gli alimenti per il dettame induista rispecchiamo molti principi della non violenza e si basano su una dieta prevalentemente vegetariana. L’induismo è una religione basata sulla coesistenza e l’interdipendenza degli esseri senzienti. La religione non è omogenea e si devono verificare l’appartenenza delle caste per sapere quali alimenti possono essere consumati o no. Per questo è fondamentale che il sistema di etichettatura sia molto preciso.

Quali sono le informazioni da inserire?

Come dovrebbe comportarsi un’organizzazione che volesse comunicare ai consumatori il rispetto dei requisiti sui dettami religiosi per gli alimenti prodotti? Sicuramente il primo modo è avere una efficace procedura di etichettatura, che comprenda anche le indicazioni per i dettami ed i requisiti religiosi.

Avvalendosi, anche della collaborazione, delle organizzazioni che hanno effettuato la valutazione per il rilascio della certificazione in ambito religioso.

Non vi è una normativa specifica che definisca delle diciture per questi prodotti. Quindi oltre che il rispetto del Reg CE 1169, per i mercati comunitari, inerente alle informazioni ai consumatori, dovranno essere rispettati le regole degli organismi che valutano i dettami.

Per quanto riguarda gli alimenti Halal e Kosher esistono, appunto, degli schemi di certificazione che vengono valutati da organismi accreditati in questi ambiti.

Le certificazioni religiose non si riferiscono solamente all’azienda. Ma si riferiscono al prodotto, verificando che vengano rispettati i dettami religiosi per le fasi di approvvigionamento, produzione, stoccaggio, ed etichettatura.

Una vera e semplice catena di custodia per queste materie prime, e per gli alimenti, per i quali devono essere messe in atto tutte le azioni necessarie a prevenzione delle possibili cross contamination con le materie convenzionali. Come viene effettuato per i prodotti biologici, gluten free o appartenenti a marchi geografici e di tutela.

Nei certificati delle certificazioni in questo ambito, verranno riportati i nomi commerciali degli alimenti visionati, e per i quali viene permesso l’inserimento in etichetta del logo Halal e o Kosher, rilasciato dall’organismo, o dall’associazione religiosa.

La regola però è sempre la stessa. Di tutto ciò che viene riportato in etichetta, si devono avere le necessarie evidenze. In questo caso non solo per i requisiti di sicurezza, qualità e legalità alimentare, ma anche sulla provenienza di talune materie prime, rispetto di metodiche di lavorazione definite dai dettami, e compartimentazione dei prodotti.

Etichettatura dei dettami religiosi in azienda

Per le organizzazioni che abbiano implementato un sistema di gestione per la certificazione di uno standard per la sicurezza alimentare, come la certificazione BRC, IFS, ed FSSC 22000, sarà necessario effettuare una valutazione dei rischi sulle materie prime ed i loro fornitori, più approfondita.

Perché dovranno essere definite attività per scongiurare il vantaggio economico, da parte di fornitori, che potrebbero venderci materie prime non certificate, spacciandole per certificate. Attività ne più e ne meno di gestione della food fraud.

Sarà importante anche dare evidenza del rispetto delle ricette, e delle quantità lavorate tramite dei test di bilancio di massa almeno semestrali. Tutto a tutela dei consumatori osservanti di questi dettami religiosi.

Come attività di gestione dell’indicazione di materie prime, semilavorati e prodotti finiti certificati, rispetto ai convenzionali. Ed attività si segregazione, e sanificazione pre lavorazione, o di definizione di linee dedicate, per prevenire lo scongiurare di contaminazione tra le varie materie e perdita di ‘identità’ del prodotto.

Accadimento che potrebbe insorgere, a seguito di deviazioni, o per motivazioni di produzione. Qualora, anche si abbia il dubbio, che ci siano stati contatti tra materie certificare e non certificate, i lotti dovranno essere declassati a alimento convenzionale, e non potranno essere utilizzati loghi e diciture, approvate dall’organismo o dall’associazione che ha rilasciato la certificazione religiosa.