Che cosa è l’inquinamento acustico?

L’inquinamento acustico è un impatto ambientale, dovuto dal rumore ambientale che possono interferire e danneggiare l’uomo o la fauna. In questo focus, approfondiamo una forma di inquinamento spesso sottovalutata, i cui effetti negativi si riflettono sulla salute umana ed animale, sulla qualità dell’ambiente circostante.

inquinamento acustico e rumore ambientale

Ci riferiamo all’inquinamento acustico, subdolo e spesso ignorato, abituati come siamo ai rumori delle città (macchine, mezzi pubblici, vociare della folla, musica nei locali notturni o nei centri commerciali).

Secondo quanto riporta l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), gli impatti acustici, rappresentano il più grave problema ambientale europeo, tra i più impattanti sulla popolazione, dopo l’inquinamento atmosferico.

La salute di circa 30 milioni di europei è a rischio a causa dell’esposizione a livelli eccessivi di decibel. Per evitare gli effetti negativi dell’inquinamento acustico, l’OMS raccomanda di rispettare le soglie di esposizione fissate a 65 dB (di giorno) ed a 55 dB (di notte): il livello ottimale non dovrebbe superare i 45 dB.

A lungo andare, questi rumori possono danneggiare le nostre orecchie e non solo. Per esempio, possono essere impattanti nell’ambiente, fino a danneggiare l’ecosistema.

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Inquinamento acustico: le tipologie di impatti acustici

L’inquinamento acustico è un suono eccessivo, un rumore che può provocare effetti dannosi sull’attività e sulla salute delle persone e degli animali, sulla qualità dell’ambiente.

Il suo impatto può essere:

  • Continuo, con variazioni non superiori a ±5 dB in 0,5 secondi;
  • Impulsivo, con rapida variazione di livello superiore a 40 dB in 0,5 secondi;
  • Fluttuante o intermittente, con un livello che varia notevolmente, seppure lentamente nel tempo.

Può provenire da sorgenti diverse:

  • Traffico veicolare, proveniente da mezzi di trasporto cittadini (rombo dei motori, segnalazioni acustiche, scarico del gas, ecc.);
  • Rumore del traffico ferroviario, che disturba un numero minore di persone rispetto al precedente;
  • Traffico aereo, che interessa solo le aree prossime agli aeroporti;
  • Rumore proveniente da attività commerciali, industriali, artigianali, fenomeni meteorologici e vita domestica.

Impatti acustici: Normativa italiana ed europea

Prima di descrivere quali effetti negativi rischiamo a causa dell’inquinamento acustico, vediamo quali sono le normative che regolano questo grave problema ambientale.

In Italia, la legge di riferimento per l’inquinamento acustico è la Legge n. 447/95 che delega le istituzioni locali al monitoraggio dei livelli del rumore nell’ambiente esterno, lavorativo, abitativo, al punto tale da provocare fastidio o disturbo, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei monumenti.

Lo stesso Codice Civile italiano menziona l’inquinamento acustico (l’art. 844 c.c. impone limiti di rumorosità) invitando la popolazione a contenere i rumori e ridurre il più possibile il livello di pressione sonora.

La Direttiva della Comunità Europea n. 49 del 2002 (recepita dall’ordinamento italiano con il decreto legge 194/2005) ha definito i parametri per valutare uniformemente il livello di inquinamento.

Che cosa sono le classi acustiche?

Le disposizioni obbligatorie, hanno caratterizzato l’ambiente in sei classi acustiche, riportate sotto, per le quali sono stati definiti i limiti di inquinamento acustico, accettabili dovuti dal rumore ambientale:

  1. Aree particolarmente protette. Sono le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico, parchi pubblici, ecc;
  2. Aree destinate ad uso prevalentemente residenziale. Sono le aree urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali e artigianali;
  3. Aree di tipo misto. Sono le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici;
  4. Aree di intensa attività umana. Sono le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole industrie;
  5. Aree prevalentemente industriali. Sono le aree interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni;
  6. Aree esclusivamente industriali. Sono le aree esclusivamente interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.

Per verificare i limiti e le disposizioni definite, è bene verificare il sito di ARPA della propria regione di appartenenza, e le disposizioni comunali.

Inquinamento acustico nelle norme di certificazione ambientale

Oltre le disposizioni locali, che definiscono le disposizioni inerenti agli impatti acustici, da rispettare per le organizzazioni, ed ove possibile, interventi per la loro riduzione, anche all’interno di un sistema di gestione ambientale, si deve tenere conto dell’inquinamento acustico.

Infatti, sarà uno dei fattori impattanti, che dovranno essere quantificati, nella valutazione degli aspetti ambientali, secondo la norma di certificazione ISO 14001 al punto 6.1.2.

Valutazione iniziale di impatto, e continua, dopo l’attuazione di attività, e come monitoraggio delle performance. I requisiti della norma di certificazione del sistema di gestione ambientale, puoi approfondirli, visitando questa pagina.

Quali sono gli effetti dannosi dell’inquinamento acustico

Una volta raggiunti certi livelli e tempi di esposizione, il suono si trasforma in rumore dannoso. Può provocare anche danni permanenti al timpano ed alle cellule dell’orecchio. I danni possono essere acuti o cronici.

Il livello di gravità della diminuzione dell’udito provocata dal rumore (ipoacusia di tipo neurosensoriale) si può diagnosticare tramite esami audiometrici: è irreversibile e si manifesta con insensibilità, fatica uditiva, fastidio, ronzio, vertigini. Nei casi estremi, si può rischiare la perdita totale o parziale dell’udito.

Gli effetti dannosi dell’inquinamento acustico si dividono in uditivi ed extrauditivi. Le conseguenze di tipo extrauditivo possono essere:

  • Aumento delle pulsazioni, della pressione arteriosa, della frequenza respiratoria;
  • Ansia, stress e fatica mentale;
  • Irritabilità, aggressività;
  • Disturbi del sonno e della comunicazione;
  • Disturbi dell’apparato gastrointestinale come dispepsia;
  • Modificazioni del sistema immunitario;
  • Alterazioni del sistema nervoso centrale;
  • Iperattività della tiroide e dell’ipofisi.

Il rumore incide negativamente anche sui lavori di tipo intellettuale, sullo studio. Senza considera i danni ambientali. Allontanamento della fauna, disturbi comportamentali degli animali. Sono solo alcuni danni che possono essere attribuiti a questi impatti.

Come possiamo combattere il rumore ambientale?

Tutti noi possiamo contribuire a ridurre l’inquinamento acustico nella vita di tutti i giorni mettendo in campo alcuni accorgimenti. Per rispetto verso il prossimo e per il benessere di tutti, possiamo:

  • Utilizzare dispositivi con insonorizzazione ambientale (installando fonoassorbenti di sughero o canapa) e otoprotettori;
  • Installare infissi a chiusura ermetica e vetri stratificati;
  • Ridurre i limiti di velocità alla guida di un’auto ed installare pneumatici silenziosi;
  • Utilizzare strumenti con basse emissioni rumorose.

Alberi e piante ai bordi delle strade rappresentano ottime barriere contro il rumore. Così come le barriere fonoassorbenti che ritroviamo spesso vicino alle strade. Ed in azienda? Che cosa possiamo fare?

Sono molte le attività che possono essere effettuate in azienda, come abbattimento del rumore ambientale.

Iniziamo col dire che gli impatti acustici, possono gravare sulla salute del lavoratore. E che il datore di lavoro, dovrà mettere in atto delle attività a loro prevenzione e mitigazione. Attività frutto ovviamente della valutazione dei rischi specifica, in ambito salute e sicurezza sul lavoro, ed ambientale. Effettuata da un professionista tramite un’attrezzatura chiamata fonometro.

Tra le attività che possono essere segnalate, per la protezione della salute del lavoratore e per l’ambiente possiamo trovare:

  • Revisione delle macchine ed attrezzature. Questa attività potrà essere importante sia per la salute dei lavoratori, ma anche per l’efficienza produttiva, in caso ti macchinari ed attrezzature datate, e per la transizione ecologica;
  • Manutenzione delle macchine ed attrezzature. E’ importante mantenere in efficienza le attrezzature, rispettando le informazioni sulla manutenzione definite dalle loro aziende costruttrici;
  • Valutazione rischio rumore. Rispetto delle frequenze temporali di misurazione del rumore.
  • Utilizzo di DPI. Non la prima attività da effettuare, ma l’ultima. Al contrario di quanto si pensi, i dispositivi di protezione individuali, dovrebbero essere adottati, solamente quando altre attività di prevenzione non siano efficaci o siano inapplicabili;
  • Formazione delle risorse. La formazione delle risorse, sarà fondamentale per prevenire gli infortuni. Infatti questo aspetto si interseca con tematiche comuni nella norma ISO 45001, e della ISO 9001, quanto si parla dell’ambiente di lavoro. La formazione ambientale in questo senso, sarà anche importante per non trovarsi in situazioni fuori controllo, che potrebbero anche anticipare una rottura di un impianto;
  • Utilizzo di materiali fonoassorbenti. Per l’esterno, potrebbe essere utili, dove necessitano, barriere assorbenti dei rumori fuori limite.

La dove si adottino, come barriere e DPI, non basta la loro adozione. Ma dovrà anche essere valutato che il rischio residuo, non configuri ancora il pericolo.