Le microplastiche sono frammenti di materiale plastico non degradabile di dimensione inferiore ai 5 mm, pericoloso per l’ambiente e per la salute umana. Queste ultime, vengono anche aggiunte ai prodotti per la salute e la bellezza, come alcuni detergenti e dentifrici, o per la casa, detergenti e saponi.
I materiali plastici non biodegradabili, scomponendosi in queste piccole frazioni, sono i responsabili dell’inquinamento degli oceani, e rientrano nella catena alimentare, tramite l’acqua e il consumo di alimenti.
La contaminazione da microplastiche negli alimenti, è sempre più un aspetto impattante sulla sicurezza e qualità dei cibi che ogni giorno consumiamo. Di conseguenza sulla salute umana.
Immagina di spendere molto tempo e fatica per preparare un piatto delizioso. Ci metti impegno e passione. Scegli gli ingredienti più costosi perché apparentemente più pregiati. Alla fine, il gusto è ottimo e ne è valsa sicuramente la pena.
Ciò che però forse non sai è che nel corso di questa settimana hai ingerito un’intera carta di credito. Non tutta d’un colpo, ci mancherebbe.
Oltre ad acqua e al cibo, nell’arco di sette giorni assumiamo tanti frammenti microscopici di plastica quanto è il peso di una carta di credito. 250 grammi all’anno di microplastiche, ovvero 50000 micro-particelle di plastica in un solo anno. Pensa quanti ne devi aver mangiati finora.
Avrai sicuramente visto foto di spiagge inquinate, ed animali che stentano a sopravvivere tra le plastiche che scambiano per cibo, o che consumano tramite biomagnificazione.
Mangiano alcuni di questi animali, come ad esempio i crostacei e i molluschi, queste particelle si depositano anche sul nostro organismo. E una volta entrate, non possono essere rimosse. Scopriamo insieme in questa guida cosa sono le microplastiche negli alimenti e perché è necessario limitare l’inquinamento da plastica sin dall’origine.
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Microplastiche negli alimenti: perché sono pericolose?
Le microplastiche sono minuscoli pezzi di plastica grandi meno di 5mm. Possono essere dannose sia per gli organismi marini e d’acqua dolce sia per il nostro organismo.
A causa delle loro dimensioni ridotte, questi inquinanti non vengono bloccati dai sistemi di filtrazione dell’acqua. Ecco perché finiscono negli oceani o in altri corpi idrici. Sono la causa di seri danni all’ambiente, danneggiando l’ecosistema, e per la salute di animali e per l’uomo.
La diffusione della contaminazione da microplastiche negli alimenti, deriva dal loro utilizzo estensivo in confezioni alimentari, bottiglie, tessuti sintetici, vernici, pneumatici per auto, prodotti per la cura della persona e apparecchiature elettriche.
Giusto per citarne alcuni usi. Le microplastiche possono fungere da veicoli di contaminanti ambientali e altri prodotti chimici che vengono aggiunti durante il loro processo di fabbricazione.
Le sostanze chimiche possono includere stirene, metalli tossici, ftalati, PFAS, bisfenolo A, bifenili policlorurati, MOSH e MOAH, e IPA. Considerato che i materiali plastici, sono frutto del ciclo di lavorazione del petrolio.
Una volta ingeriti, possono causare tossicità, infiammazioni, sfociare in disturbi metabolici, neurotossicità e aumento del rischio di cancro ai tessuti polmonari dell’uomo e degli animali.
Contaminazione da Microplastiche: quale è la situazione attuale?
La contaminazione da microplastiche negli alimenti possiamo ritrovarla in pesci e molluschi, alghe, nel sale, nell’acqua di rubinetto e perfino quella in bottiglia. Le consumiamo così spesso che secondo la Commissione Europea, le microplastiche sono già entrate a far parte della catena alimentare umana.
Gli effetti di queste sostanze sulla salute sono ancora sconosciuti, come ci illustra l’analisi commissionata dal WWF all’Università di Newcastle (Australia).
Uno studio del WWF, dimostra che un essere umano può ingerire fino a 1.769 particelle di plastica ogni settimana anche solo bevendo acqua in bottiglia. Infatti, negli Stati Uniti, il 94.4% delle acque in bottiglia contiene fibre di plastica, mentre la percentuale scende al 72.2% per l’Europa.
La media è di 9.6 fibre e 3.8 fibre di plastica per litro rispettivamente nel Nord America e in Europa. Inoltre, secondo Worldwatch, il consumo di microplastiche è aumentato in modo allarmante in tutto il mondo. In particolare, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) ci descrive che ogni anno oltre 8 milioni di tonnellate di plastica vengono rilasciate nell’oceano. Tanto quanto scaricare un camion di spazzatura di plastica ogni minuto.
Contaminazione da microplastiche: che cosa dobbiamo fare?
La contaminazione ha suscitato molto interesse e preoccupazioni tra i consumatori e la comunità scientifica.
Le informazioni che abbiamo a disposizione sugli effetti negativi di queste sostanze sul corpo umano, sono ancora scarse e frammentarie. Sarà necessario effettuare ulteriori ricerche per valutare l’estensione del fenomeno, tenendo in considerazione anche la dimensione e i componenti delle microplastiche.
Attualmente non esistono norme valide a livello globale per salvaguardare la nostra salute, e l’ambiente, contro la contaminazione da microplastiche . Mancano anche una serie di strategie per controllare e bloccare lo sviluppo di questo problema.
La Uni (Ente Nazionale di Normazione), ha rilasciato la UNI/PdR 158:2024 “Linee guida per la riduzione di emissioni di microplastiche nelle attività di produzione e distribuzione di prodotti alimentari”. Il documento fornisce delle buone pratiche per le organizzazioni della filiera alimentare al fine di prevenire e mitigare il rilascio involontario di queste sostanze nei processi.
Procediamo ancora di passo in passo per mitigare la contaminazione delle microplastiche negli alimenti e nell’ecosistema. Nel 2015, Barack Obama come Presidente degli Stati Uniti firmò il il Microbeads-Free Waters Act.
Questo regolamento vietava l’utilizzo di micro sfere nei cosmetici, con risciacquo al fine di proteggere l’ambiente da questo pericolo. Allo stesso tempo, varie aziende si sono fatte avanti per eliminarle gradualmente dai loro processi di produzione.
Il WWF ha lanciato una petizione per richiedere che entro il 2030 venga adottato con urgenza un regolamento sottoscritto da ogni paese per bloccare l’inquinamento da plastica. Potremo in questo modo liberare gli oceani e i nostri corpi dalle conseguenze negative delle microplastiche.
La politica comunitaria si sta impegnando molto per ridurre l’utilizzo delle plastiche a favore di materiali sostenibili provenienti da processi circolari. Un esempio sono da direttiva che vieta le plastiche monouso, e l’aumento degli oneri in ambito nazionale, per i produttori o importatori di plastiche tradizionali.
L’approccio più prudente è sicuramente quello di ridurre il problema alla fonte, ovvero riducendo l’utilizzo e la presenza della plastica nella nostra vita quotidiana. Sarà necessario il coinvolgimento della società, delle aziende e degli organismi di regolamentazione. Tuttavia, ne verremo ripagati in termini di salute e di maggiore protezione della nostra catena alimentare, per non parlare dei benefici per l’ambiente.
Contaminazione da microplastiche negli alimenti: il pericolo emergente
Come abbiamo già sottolineato, ancora non vi sono dei limiti da rispettare per questa grave problematica, che possiamo benissimo considerare come pericolo emergente.
Come fa quindi un’organizzazione ad assicurare che i proprio prodotti siano privi da contaminazione da microplastiche negli alimenti? Ovviamente una buona politica di valutazione delle materie prime è sempre un buon inizio.
Campionando quelle che storicamente vengono considerate ‘ricche’ di questo contaminante. Esistono infatti laboratori di analisi che possono effettuare una valutazione analitica in questo senso. Anche se il parametro per adesso, è da considerare come qualità di prodotto, visto l’assenza di limiti legali del contaminante.
Un altro fattore importante, secondo noi, è quello di acquistare da una catena di fornitura che adotti politiche ambientali, sia sui propri processi che sul prodotto. Realtà per esempio che siano in possesso di attestazioni in merito ad alla norma ambientale ISO 14001, oppure sul prodotto come la LCA, ed il plastic free.